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3 cose da ricordare di Oslo

Ho deciso di scrivere di Oslo. Nel preparare il pezzo e nelle comuni note che si buttano su carta quando si scrive un articolo, ho notato che le prime tre cose che mi sono venute in mente non sono affatto cose che di solito si associano subito ad Oslo o alla Norvegia. L’elenco delle prime tre cose che ricordo dei miei 10 giorni a Oslo contiene: scultura, co-working, pane nero.

Scultura: se dico Grecia, Italia, Francia, qualche scintilla di Malta, spesso penso all’arte figurativa. Eppure una delle opere, o meglio, dei complessi scultorei che più mi sono rimasti impressi nella memoria geografica sono le sculture del parco Vigeland, un’area all’interno del Frognerparken. I motivi, nel mio caso, sono molteplici:  Rilegata ad una cultura ecclesistico-museale (perdonami, non ho trovato espressioni meno pensati) mi aspetto sempre che un parco sia un luogo di contemplazione e non di riflessione e ammirazione artistica. Tanto meno di simile tipologia. Inoltre sono abituata a vedere corpi nudi e perfetti solo se raccontano di santità, divinità, eroicità epica. Ma sfido chiunque ad imbattersi in una simile altra celebrazione del corpo di uomini e donne intesi come entità caduche, fragili, isteriche e sessuate.

Co-working: per coloro che devono o vogliono trascorrere un periodo norvegese che comprenda anche ore di lavoro, esistono molti spazi di co-working (che si accompagnano ad un’accentuata e naturale attitudine degli autoctoni a lavorare nei luoghi pubblici al chiuso come caffè e pub). Il punto è che la gestione lavorativa pare essere qui molto flessibile. Questo, insieme ad uno stato sociale molto presente, ad una ricchezza molto diffusa e alla scarsa popolazione, unito ad un’attitudine poco ossessiva nei confronti della  genitorialità, consente di mettere su famiglia in età molto giovane (per strada vedrete madri e padri ventenni che pascolano bambini già auto portanti).

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CO-WO PER VIANDANTI, UN UFFICIO OVUNQUE NEL MONDO

Pane nero: l’ho già detto, è un mio problema: la colazione in viaggio per me è sacra. Il momento più bello. Ciò, unito al mio amore per il pane, ha creato un connubio mnemonico che…
mi è venuta fame, torno subito.

Ok, eccomi. A Oslo nei B&B o in hotel (ma anche se hai la fortuna di alloggiare presso un privato), troverai un pane nero leggermente dolciastro, ottimo sia con marmellate dolci che con il loro formaggio color caramello. Non è una cosa esclusiva della Norvegia, ma si trova anche in altri paesi del Nord Europa. Processed with Moldiv

  • A proposito di scultura, da vedere anche il ciclo ligneo che racconta la storia delle divinità nordiche, all’ingresso del municipio. La vista sul porto quando il cielo è sereno è bellissima.
  • Un posto per ottimo pane nero e formaggio scuro, è lo Stockfleths (solo che vedo che negli anni non hanno avuto l’illuminazione di dover tradurre il sito in inglese)

Dormi, mangia, blogga. Come superare le crisi creative.

Ho già detto due o tre cose sul lavoro di blogger (come campa, cosa fa, chi li manda e chi li paga).

Ora veniamo ad una delle difficoltà dei blogger in generale e del business & travel blogger in particolare.
La crisi creativa riguarda tutti i lavori, non solo quelli ‘creativi’ per definizione. Ma la sindrome del figlio bianco e la carenza di idee può riguardare ancor più spesso il creativo che lavora in solitudine, da remoto (termine azzeccatissimo).

Veniamo alle soluzioni per le due specificità di blogger:

Business blogger e i blog aziendali.
IMG_0378.JPGCi sono personaggi che curano i contenuti dei blog delle aziende per aiutarle nell’aumento del traffico e quindi nelle vendite e nella web reputation.
In questo caso una crisi creativa può venire dalla difficoltà di trattare spesso di argomenti specifici e talvolta molto tecnici.

soluzioni possibili:

1- consultare le statistiche e le analisi del traffico per capire quali argomenti, pagine e prodotti sono in deficit di visite. Le parole chiave di questi argomenti possono (per questioni di SEO devono) essere titolo del nuovo articolo. E con un buon titolo si è già a metà dell’opera.

2 – auto plagio.
Anche ripetere qualcosa che si è già scritto, modificando o parafrasando un paragrafo da un precedente articolo, non solo è un buon viatico al blocco creativo ma è anche un modo per riportare traffico a precedenti pezzi.

3 – studio e appunti per prevenire la crisi creativa.
Le idee e l’ispirazione sono come l’apocalisse: non sai mai quando arrivano ma bisogna essere pronte. Quando si studia e si cercano articoli sull’argomento del blog o sui prodotti del cliente (cosa da fare almeno tre o quattro ore a settimana) , tenete sempre accanto un blocchetto per prendere appunti perché tutto tornerà utile per il prossimo pezzo calendarizzato.

Travel blogger

Difficile inventare pezzi nuovi e utili, soprattutto quando non si fanno grandi viaggi per un po’. Ovviamente tenere il blog non aggiornato non si può, o meglio, si può ma a me non piace. (Leggi anche, giusto mantenere la calma, queste Pillole per blogger sociopatici) .

Ecco alcune soluzioni:

1 – Riprendi un precedente articolo su un precedente viaggio e amplia un punto in particolare. Esempio in un articolo come questo (3 cose che non ti diranno su Budapest) potrei potenzialmente scrivere un articolo su ognuno di questi tre elementi (e credo che lo farò).

blogger crisi creativa2 – Parti da una foto.
Non sottovalutare il potenziale di una foto fatta durante un viaggio!
Rivedendo vecchie immagini è possibile far nascere una storia, soprattutto se le foto sono particolarmente originali.
Un articolo può anche essere un foto-articolo: molte immagini e poco testo. Attenti però alla parte SEO e alle parole chiave!

3 – Parti dal titolo… con un aiutino.
Personalmente amo sfidare la crisi creativa insieme al buon senso e a volte anche il buon gusto usando Portent, un generatore automatico di titoli ironici, assurdi, SEO oriented. Faccio una prova, inserisco PARIS nelle parole chiave ed ecco cosa esce come primo risultato: PARIS TABOOS YOU SHOULD BREAK.
E credo che inizierò a scrivere questo articolo…

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Co-wo per viandanti, un ufficio ovunque nel mondo

In viaggio si può e talvolta di deve lavorare. E in periodo di crisi, va bene così.
Lavorare in stanza di albergo o in appartamento però non è stimolante, in ostello è impossibile e, dal momento che si è fuori, meglio godersi la città anche mentre si lavora.

Ecco allora un elenco dei migliori spazi di co-working che non implicano abbonamenti necessariamente mensili, adatti a travel-worker di passaggio, in alcune città del mondo.

Berlino è la capitale europea delle start-up, del lavoro 2.0 e quindi anche del co-wo. Una struttura che merita è senza dubbio la Sankt Oberholz , che al piano superiore ospita anche alloggi e camere. 

Se la vostra destinazione sono gli UK, questa community di start up può essere di aiuto. Non fatevi ingannare dal sito dalla grafica così triste da provocare attacchi di pianto. Offre un’ampia scelta di strutture in tantissime parti del Regno.

Giovane, accogliente, con profili di utenti strafichissimi e molto norvegesi è lo spazio di Oslo, MESH. Ogni iscritto ha anche la possibilità di organizzarvi eventi promozionali della propria attività, aumentando le possibilità di fare rete. Consigliato però a chi si ferma per minimo un mese.

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Per gli USA, ecco a voi una carrellata di immagini e spazi nelle principali città. Anche se io, a dire il vero, a NYC ho preso la mia postazione gratuita da Gregory’s, (una specie di Starbucks, ma dove prima di servirti un cinnamon roll hanno la decenza di riscaldarlo).

E se si va in Italia? 

Niente paura, siamo più avanti di come ci auto-descriviamo. Esiste la rete Coworking project che segnala indirizzi regione per regione, città per città. Non tutti gli spazi sono ovviamente uguali; in alcuni posti sono dei veri e propri open space nati per essere co-wo; in altre città, come Matera, Reggio Calabria, si tratta di ampie stanze con scrivania messe a disposizione (in affitto) da liberi professionisti nei loro uffici.

1931Invece a Roma c’è una cosa che ci piace: non proprio un co-wo perché non ci devi per forza portare un pc e lavorare, non proprio un bar o caffetteria perché puoi anche non bere nulla. Si chiama (per altro) Anticafé, ed è un ‘all you can stay’.  4 euro per un’ora, 12 per un giorno, 200 euro per un mese. Quindi, per capirci, se si vuole solo bere un tè e controllare e rispondere alle e-mail, meglio una normale caffetteria con wi-fi. Ma per lunghe riunioni, giornate intere a lavorare lontani da casa o dall’ufficio o se dovete restare in zona per qualche settimana, un’ottima soluzione, che comprende nel prezzo wifi, proiettore, fax, stampante, scanner, libri, riviste e giochi da tavolo, frutta e succo d’aranciata, sul bancone dalle 9 del mattino e fino alle 23 di sera, anche il sabato e la domenica. (si trova anche a Parigi nel quartiere di Beaubourg).
http://www.anticafe.fr/it 

5 buoni motivi per sposarsi ‘altrove’

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Quelli che si innamorano di una persona di un altro paese, e quindi ‘ci sposiamo lì’. Quelli che ‘ci siamo conosciuti in Egitto, è stato un colpo di fulmine e quindi ci siamo sposati dopo 24 ore’. Quelli che ‘ero a Las Vegas, eravamo brilli, quindi perché no?’
Insomma, quelli che si sposano per cause naturali e in maniera preterintenzionale, non sono i diretti destinatari di questo pezzo, che invece fornisce 5 valide motivazioni per organizzare, con dolo, un matrimonio lontano dalla propria residenza.

1 – Chi ci ama ci segua
Vieni al mio matrimonio? Ceeerto!
Bene, è in una spiaggia in Costarica. Sai, siamo alternativi, siamo chic…
Questa è la versione che potreste dare anche quando la verità è solo la speranza dell’auto scrematura naturale tra i 700 invitati imposti da pratiche tribali.
Il volo e pernotto per sposi, genitori e testimoni costa di meno che il pranzo di nozze (soprattutto nei paesi mediterranei) per millemilioni di persone.
In questo modo è probabile che verranno a condividere questo momento importante coloro i quali non vi rinuncerebbero per niente al mondo, disposti a fare economia sull’abito-scarpe-cappello. Insomma, amici veri, parenti stretti di cuore oltre che di sangue, sicari che vogliono uccidervi ecc.
Nb 1. Probabile che i regali di nozze siano meno costosi.
Nb 2 . I vostri genitori potrebbero essere tra coloro che non trovano irrinunciabile la presenza al vostro ‘sì’.

2 – Matrimonio all’Italiana.
Anche decidere di cambiare regione in Italia può avere una valenza oltre che avventuriera anche economica. Infatti c’è un costo medio regionale dei matrimoni che vede in testa la Calabria (20.000 euro) e le regioni del Sud (tra le regioni meridionali la Puglia è la meno cara, con un costo medio di 16.000 euro). Il posto più economico in Italia pare sia il Trentino, che si discosta molto dalle penultime posizioni che vedono una stabilità sui 13.000 euro nelle altre regioni del Nord.

3 – Matrimoni Gay
Per qualcuno, andar lontano può essere una necessità. Non in tutti paesi infatti l’amore basta; al momento è condizione sufficiente e non necessaria in Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Portogallo, Canada, Sudafrica, Svezia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Argentina, Messico, alcuni stati degli USA come Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, New York, e nel distretto di Washington DC.
Un ottimo sito in merito alle unioni tra persone dello stesso sesso è statiliberi.com, con info dettagliate su questioni legali, agenzie di organizzazione, viaggi di nozze e anche adozioni.

4 – Matrimonio e Viaggio di Nozze si svolgono nello stesso posto.
Non è solo una questione di guadagno ma anche di stress. Chi lo ha detto che gli sposi debbano essere i soli a non esser brilli e a non fare sesso dopo il matrimonio per via della stanchezza/valigie/ansia della partenza?
Inoltre sta prendendo piede l’abitudine di fare all’estero anche gli addii del celibo-nubilato (si parte insieme, amici di sposo e sposa, e si festeggiano insieme). Anche questa  – a mio avviso – intelligente usanza può essere accorpata al matrimonio in fuga.

5 – Avevo capito male!
Se sull’altare (o dinanzi al luogo preposto) si ha qualche piccolo ripensamento, è sempre possibile metterla così:
‘Ah… ma avevi detto sposiamoci altrove. io avevo capito SPOSTIAMOCI ALTROVE. scusa, ho sbagliato io… a posto così, ti devo una birra. Ci vediamo a cena?

Ovviamente, presto il pezzo sui migliori posti per sposarsi.