3 modi per decidere dove mangiare quando si viaggia in Italia

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Uno degli aspetti più interessanti del viaggio è la parte mangereccia. Il cibo della tale o tal’altra trattoria è uno degli aspetti che più si sedimentano nella memoria di chi viaggia in Italia, che si tratti di turisti italiani o stranieri. Ma non sempre è facile decidere, tanto più quando il locale suggeritoci dal gestore dell’ostello è pieno o troppo lontano. Ecco allora tre modi per capire dove è il caso di tentare e dove forse no, sulla base della mia esperienza.

1- il nome

Volete assaggiare davvero antichi e autentici sapori locali? Bene, evitate i posti che si chiamano locanda/osteria/tugurio degli antichi sapori locali. Infatti questa nomenclatura dei locali appartiene a gestioni molto recenti che rispondono alla necessità dei clienti di assaggiare qualcosa di davvero tipico in città sempre più turistiche in cui i fast food e i supermercati da cui i ristoranti si riforniscono hanno omologato prodotti e sapori. Puntate invece ai posti da nomi un po’ anni Sessanta o Settanta tipo ristorante Europa (molto in voga nei mitici settanta) o che richiamano la toponomastica (tipo Ristorante del Duomo nei pressi di un duomo). Erano infatti metodi per facilitare il passaparola e il ritorno dei clienti, basati sulla Mnemonica, usati dai ristoratori quando non esistevano google maps e navigatori o internet. Le insegne come i nomi saranno démodé ma spesso si tratta di posti che operano da decadi e quindi dove spesso mangiano autoctoni. E questo è indicatore di qualità. IMG_1295.JPG 2- less is more

Come dicono in ammmmerica, a volte qualcosa di meno corrisponde ad avere in sostanza qualcosa di qualitativamente migliore. Se un locale indica chiaramente sul menù esposto che alcune pietanze si trovano solo in alcuni giorni della settimana, probabilmente il cibo servito è sempre fresco e ci sarà poco di congelato. La cosa vale soprattutto per il pesce. Per le verdure invece, conoscere le stagionalità dei prodotti vi sarà di certo di aiuto nella scelta del piatto più saporito e nel capire se i prezzi sono giusti. Basta uno Smart phone connesso ad internet per conoscere a quale periodo appartiene ogni verdura: tecnologia e decrescita felice, sodalizio per mangiare meglio, anche fuori.

3– vino della casa

Ho imparato una cosa: quando si chiede ‘che vino avete?’ E la prima risposta è ‘vino della casa’ conta fino a tre, poi alzati e scappa. Se non ci tengono a dire subito almeno qual è il vitigno potrebbe trattarsi di un tavernello come di un uniposca rosso sciolto in aceto. Lo piazzeranno sul tavolo incuranti del codice dei diritti del viaggiatore bevitore, che prevede la possibilità di assaggiare il vino prima di accettarlo. Come si confà ai re e regine.

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Postilla. In tutto il Sud e in particolare in Puglia e Sicilia è meglio non dire ‘sono vegetariano’ perché manderete inutilmente nel panico i gestori, quasi sempre inconsapevoli del fatto che il 70% dei piatti proposti sul menù è veg. Meglio individuare un piatto e chiedere la ricetta esatta per curiosità e accertarsi dell’assenza di soffritti di carne, dita umane, tracce di salsiccia nel sugo.

Diversamente a Roma. Bomba o non bomba.

Sì, arriveremo a Roma. Nonostante le poste che non mandano i libri per tempo, nonostante il tempo.
E la crisi e le cavallette e il buco nell’ozono.
Nonostante non sia facile riprendere a parlare di un proprio romanzo a due anni dall’ultima presentazione de Il Rumore della Neve. (e a 5 anni dalla prima presentazione a Roma di Ultimo Fuoco).

– Oh, Sabri, dacci un taglio. Lo sai che non vedi l’ora. Difficile… un tubo!
– Ok, vero. Non sono credibile. Non vedo l’ora! E parlarne sarà facile. Facilissimo.

Si arriva per gradi alla prima presentazione di Diversamente a Sud, un romanzo diversamente serio sugli stereotipi sul Sud e sull’Amore. Che poi sono la stessa cosa.

Mi accompagneranno persone importanti, ma di loro vi parlerò nel dettaglio durante le fasi del viaggio (socialmente documentato) che mi porterà alla libreria l’Argonauta, in via Reggio Emilia 89 alle ore 18.00.

Il libro verrà presentato da Pier Paolo Mocci, giornalista ideatore, autore e fondatore della rivista NED – Nomentano e Dintorni, nonché amministratore unico del network omonimo.

Onoratissima della sua presenza e disponibilità, non vedo l’ora di essere onorata della vostra, sabato prossimo alle 18 in Via Reggio Emilia 89 a Roma.
Bomba o non bomba.

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3 cose che non ti diranno su Budapest

Si mangia benissimo (ma proprio bene bene),  i giovani hanno in mano il paese e … ti cambia la vita. Anche se non ci vai.

 

1- Il miglior cibo 
Hai presente quando al rientro di un viaggio dici: ‘adesso mi disintossico per una settimana’?.
Ecco, di rientro da Budapest mi sono detta, al contrario:
‘Mi impegno a mangiare sempre così bene’.
Servono ovunque e a basso costo zuppe gustosissime, di ogni tipo. Saziano e fanno stare bene. Dalla Zuppa di gulasch, che ha preso il nome dai mandriani (gulyás)  che vivevano a lungo nella steppa e cucinavano nel paiolo i loro cibi, alla zuppa Jókai (dal nome di un poeta ungherese) che viene cucinata con la carne affumicata e coi fagioli. .
Ricorderò per sempre la GOMBALEVES (zuppa di funghi, verdure e noce moscata), la BROKKOLI KRÉMLEVE ai broccoli e patate, e quella alla zucca, SÜTŐTÖK KRÉMLEVES.
metterm budapestIo ho provato (e raccomando) il Ristorante SYMBOL , Cantina di 220 anni in Bécsi út 56 e il ‘M’ Restaurant (M Étterem), Kertész utca 48. [foto accanto]

 

2 – Sziget Festival

Il più grande concerto di musica d’Europa, e avviene proprio a Budapest ogni anno a metà agosto.
La manifestazione è stata ideata da un ragazzo di 22 anni!
Qui i giovani hanno molto credito, si inizia a lavorare presto e presto si fa carriera (anche se la media degli stipendi non supera i 500 euro al mese). Anche la classe politica ha in media meno di 50 anni.

3 – Ti cambia la vita… anche se non la visiti.


Hai presente la canzone (bellissima) Di George Ezra, Budapest? Bene, il giovane londinese dai suoni folk rock (vecchia scuola) sarebbe dovuto andare nella capitale ungherese a chiusura di un lungo viaggio in Europa, dopo anni di racconti dei suoi genitori su questa città. Ma… l’ultima notte in Svezia ha finito i soldi in alcol e ha perso la tappa. La canzone non è che un omaggio ad una città mai vista, che gli ha cambiato la vita.

 

 

7 risposte veloci su Halloween

Ok, sappiamo che ha origini celtiche e non americane, sappiamo che in America è stato importato come del resto è stato importato anche da noi (forse questo non lo sanno proprio tutti, ma i più sì).
Vediamo ora di scoprire in brevi pillole il perché di ogni rito legato alla festa del dolcettoscherzetto (zucche, maschere, nome, chi lo ama, chi lo odia).

cristiani-contro-halloween-71 – perché ci si veste da fantasmi, morti e simili?
Perché tra i riti e le credenze che accompagnavano i celti verso l’inverno, c’era il passaggio terreno per una notte del dio Samhain, che richiamava a sé i morti per portarli o riportarli nell’Aldila. Gli umani, per paura di essere posseduti o attaccati da spiriti malevoli, si mimetizzavano travestendosi da morti o indossando le pelli di animali (morti, per ovvie ragioni).

th2 – perché… ‘dolcetto o scherzetto?’
Perché si poteva ingannare i morti ma non le fate e le streghe (ne sapevano a pacchi, i Celti).
Fate e streghe, nella notte del passaggio, si divertivano a fare scherzi. E gli scherzi delle fate nella mitologia celtica non sono cose da scompisciarsi dal ridere! Ci andavano giù duro, si portavano via i bambini, facevano perdere la ragione agli adulti. Per questo, oltre a travestirsi da animali morti, i poveri umani si chiudevano in casa, lasciando davanti alle case latte e alimenti poveri per imbonirsi queste regine del cabaret celtico.

Free-Halloween-Pumpkin-Wallpaper-1920x1200113 – perché le zucche?
In secoli e tripudi di leggende che si susseguono nella storia delle tradizioni, vince sempre la favola più forte. 
Il motivo della zucca intagliata risale ai druidi, che usavano intagliare vari tipi di verdure, in primis rape, per farne delle lanterne e dei contenitori. Ma la favola più forte è senza dubbio quella di Jack-o’-lantern, fabbro ubriacone irlandese che ben due volte nella vita truffò il diavolo, che aveva tentato di portargli via l’anima.
Alla sua morte, la sua reputazione da baro non gli permise l’ingresso in paradiso. L’inferno, per contro, gli disse che poteva tranquillamente restare a vagare tra le anime senza sosta che non trovano collocazione nell’Aldila, perché non gradito. Unico dono da Satana, che in questa storia ne esce da vero signore, un tizzone per riscaldarsi. Jack lo mise in un rapa (allora più comune delle zucche), e quella rapa con un tizzone incandescente è ciò che si vede di lui quando, nella notte del raduno delle anime di cui al punto 1, ritorna a vagare tra i vivi.

4 – perché il 31 ottobre?
I druidi e i loro riti ovviamente non seguivano il nostro calendario gregoriano, che risale al 1500. I riti relativi all’omaggio delle anime dei defunti sulla terra si univano a quelli propiziatori per superare l’inverno, cosa affatto scontata di quei tempi.
Con l’avvento del cristianesimo, i riti pagani pre-esistenti sono stati cristianizzati e alle celebrazioni legate al Samhain sono state associate quelle della commemorazione di Santi e Morti, ‘istituzionalizzate’ ai primi di novembre. E da qui, arriviamo alla domanda:

halloween london 5 – perché ha questo nome?
Perché viene da All Hallows’ eve, vigilia della festa delle anime.
E da qui, la tradizione e la leggenda celtica inizia a modificarsi e ad arrivare sino a noi, più o meno come la nostra immagine del maligno. E più o meno come il Natale. Come al punto 3 ‘vince sempre la favola più forte’. 

6 – perché la chiesa è contro Halloween?
Non è difficile avere un’idea in merito. Sino a qualche anno fa, la festa culturalmente modificata era rimasta solo al Nord Europa e negli USA, dove fu importata dai padri pellegrini. E poi in Australia, assieme agli altri elementi della sua storia coloniale.
Qui da noi, nel Sud Europa, arriva come festa già fortemente commercializzata, che riproduce il satanico rendendolo quasi simpatico e comunque protagonista e vincitore (non esiste redenzione in Halloween). Inoltre stranamente i bambini risultano più affascinati dalla festa con dolci e maschere che dai ceri e le visite al cimitero il giorno di Santi e Morti.

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7 – perché i radical chic di sinistra e i nazionalisti di destra sono contro Halloween?
Nel giorno del passaggio delle anime dei defunti, nel giorno in cui il truffaldino ubriacone Jack fa oscillare la sua lanterna nel buio, avviene il miracolo e anche le fazioni più ideologicamente lontane nella nostra (spesso povera) politica trovano un accordo.
Per molti, Halloween è simbolo del capitalismo statunitense che ci ha colonizzati con Beverly Hills e simili.
Per altri, è un modo ottuso per dimenticare le nostre patriottiche ricorrenze, legate alle nostre tradizioni, usi e costumi già a rischio a detta di molti.

A me, Halloween da un po’ sta simpatico.
Perché le contaminazioni e il sincretismo sono più del 70% di ognuno di noi. Sicuramente lo sono di me.
Perché grazie ad Halloween so un paio di cose in più sui druidi.
Perché tanto alla fine, vince sempre la favola più forte.

 

Wine-travels. 3 places to go.

I’ll be short, you’ll get the information you need by reading this 49-seconds-article.
And there comes a day, when you discover that there is a place in Germany where you can sleep in a barrel of wine.

vinoSo, I decided one of my next steps is the Bed & Breakfast Schlafen im Weinfass, in the Sasbachwalden vineyard, in the Black Forest.
You can spend the night there, in the elegant barrels, wake up in the vineyard and taste their wine.
I really think this is a MUST DO BEFORE DYING!
Small, small, problem: the website is ONLY in German. Write them and suggest ME for the translation of their website in English and Italian. This is clearly the only solution.
Here is the website: www.schlafen-im-weinfass.de

 

Closer to me, here in Italy, there are several Italian wine tours available, like the one of Aosta Valley, offering you guided wine tasting tours after the usual mountain Winter activities.
www.italianwineholidays.com

Deep in the South of Italy, you should definitely rely on the Southern Vision Travel tours, that offer 7 days food and wine tasting, guided by chefs and sommelier. Despite today’s weather even here in the deep South, our Winter is milder than elsewhere in Europe, that’s why there are no Winter Activities… but drinking.
www.southernvisionstravel.com

Quali sono i migliori paesi per vivere da freelance?

Tasse, sistema, mentalità. Tasse e poi ancora tasse.
Sono molti i freelance (lavoratori autonomi da postazione remota) cui sento spesso esprimere il desiderio di andare via, altrove a realizzare la propria vita lavorativa.
Ma rispondere alla domanda ‘Bene, allora andiamocene. Ma dove?’ è tutt’altro che semplice, perché se la volontà  è quella di ovviare ad un sistema fiscale troppo oneroso, bisogna studiare e conoscere quelli degli altri paesi.

Cercando informazioni, propongo un po’ di destinazioni:

valigia-libriMalta.
Il sistema fiscale a Malta è stato concepito in maniera tale da favorire gli investimenti provenienti da paesi stranieri. Dall’aliquota d’imposta progressiva per le persone fisiche (che non supera il 35%) alle procedure amministrative semplici, i punti di forza del sistema fiscale sono diversi. Nessuna trattenuta fiscale, l’iva al 18% e un sistema previdenziale equo; a Malta, se sei un lavoratore autonomo verserai provvisoriamente le tue tasse (secondo l’aliquota corrispondente al tuo reddito) durante il corso dell’anno, in 3 rate, più il 15% per la Social Security, ovvero le tasse per il mantenimento dello stato sociale.

organizzare-bagagli-e-valigie12Ukraina, Repubblica Ceca, Montenegro.

Ecco la sorpresa numero 2. L’Ucraina è tra le più popolari mete di freelance espatriati, e tantissimi sono i lavoratori ucraini da remoto che guadagnano dall’estero restando in patria.
Gli affitti (di case e uffici) sono bassissimi se paragonati al resto d’Europa, come bassissime sono le tariffe delle bollette di luce e internet. Idem per il Montenegro, che viene gradualmente scoperto anche nelle sue bellezze naturali e non.
Anche la Romania e la Repubblica Ceca sono posti dove è conveniente spostare la propria attività, tanto più se si lavora per clienti esteri, quindi con tariffe del Nord e Centro Europa o degli USA e tasse locali.
Per capirci, in Europa bisognerebbe avere clienti di Belgio e Lussemburgo, lavorando e pagando le tasse in Ucraina, Montenegro e Repubblica Ceca.

Quanto sia complesso decidere dove andare a f…are il proprio mestiere, lo si evince da una ricerca fatta lo scorso giugno dal blogger Jassie Nickles;  attraverso un sistema di calcolo, il blogger ha stilato l’elenco dei migliori paesi da suggerire ai freelance includendo nell’algoritmo
– sicurezza nella gestione degli affari,
– apertura degli autoctoni,
– costo della vita.
Ne è venuto fuori un elenco che ha in cima Macedonia, Georgia, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Hong Kong, Montenegro, Malta, Taiwan ed Etiopia.

Lo stesso Nickles era perplesso: ha quindi deciso di ampliare la ricerca con interviste ad amici emigrati e decidendo arbitrariamente di escludere i luoghi in cui vige la Sharia, e di includere i luoghi in cui vi sia un buon sistema di assistenza sanitaria.
Il nuovo elenco vede ai primi dieci posti Emirati Arabi Uniti, Portogallo, Hong Kong, Estonia, Taiwan, Malesia, Quatar, Oman, Porto Rico e Spagna. 
La Spagna è tra i paesi europeibcon il costo della vita più basso (escludendo Madrid e Barcellona) ma dove un autonomo deve versare una base mensile di 280 euro per l’assistenza sociale.

Insomma, se si va via, non può essere solo per una questione di tasse. Bisogna prendere in considerazione tantissime variabili, molte delle quali personali, che definiscono cosa ha un costo e cosa ha un valore nella propria definizione della qualità del lavoro e della vita.

Io, ad esempio, sarei disposta a pagare persino più tasse in cambio di un paese con un’alta etica del lavoro e con buoni servizi sociali.

Per leggere la ricerca di Jassie Nickles:
http://www.collegetimes.tv/best-countries/

FREELANCE LIFE IN 15″ – VIDEO EPISODE 3 – me and the #MOBILE

What happens when you finally think you got rid of all the work calls, skype calls, e-mail, sms?

Che succede quando finalmente credi di esserti liberata dalle chiamate, skypate, e-mail e sms?

La verità sul lavoro di ‘blogger’.

Di cosa campano? Chi li paga? Lavorano davvero dove e quando vogliono?

La rete è piena di articoli con ottimi consigli su come  diventare un Travel Blogger, o un blogger in generale.

Decisamente un lavoro affascinante. Scrittura, autonomia [e già qui siamo in un concetto relativo], occuparsi dei propri interessi [ehm, no, anche qui è il caso di discutere].
Insomma, intorno a questo nuovo tipo di lavoratori digitali , visti più come figure mitologiche che professionali, ruotando domande senza precise risposte e anche molti miti da sfatare.

How-to-Become-a-Freelance-WriterScendiamo nel dettaglio e vediamone alcuni insieme.

1 – Di che cosa campa un blogger?
Vi diranno che  Fashion Blogger e Travel Blogger sono i più richiesti, quelli che riescono anche a campare solo di blogging e ad avere inserzioni pubblicitarie. Non è propriamente vero. Anzi, è un po’ come dire che tutte le ballerine di danza classica riescono a mantenersi con la loro attività di danzatrici.
Il blogger anzi tutto non guadagna solo dal proprio blog e scrive anche per quelli di altre aziende, dietro compenso. Questo lo farà se il cliente lo ritiene bravo, ovviamente.
Come un giornalista, un blogger non deve necessariamente essere super competente in merito agli argomenti richiesti dal cliente. Basta che abbia voglia di:

– studiare nuovi argomenti
– renderli (e renderseli) interessanti
– saperli raccontare.
– saperli e poterli condividere sui social. (Per un blogger di professione, ogni follower su uno dei propri social è potenziale fonte di credibilità verso il prossimo cliente).
Poi, il blogger scrive anche sul suo blog personale, che serve a volte come vetrina, altre come sfogo, altre come ulteriore fonte di guadagno.
Quest’ultima possibilità dipende soprattutto dal numero delle visite al suo blog, ed è per questo che in genere i fashion blogger e i travel blogger hanno più possibilità: trattano argomenti di interesse molto generale e trasversale.

2 – libertà
Possono lavorare dove vogliono e quando vogliono! La libertà non ha prezzo.
Ecco, anche su queste due frasi (spesso dette anche sui free-lance in genere) c’è molto di cui parlare.
La verità è che i lavoratori digitali da postazione remota (che fa meno figo di free-lance e blogger ma che definisce meglio la tipologia di lavoro), lavorano quando DEVONO e dove POSSONO.

Al cliente interessa poco che tu sia in un villaggio vacanze o sulla punta di un iceberg. Devi avere una connessione e fare il tuo dovere.
Ecco una galleria di posti in cui ho recentemente lavorato.


Veniamo alla ‘libertà’ di orari. Se le scadenze si susseguono in maniera regolare, tutto ok, basta essere organizzati. Si può iniziare a lavorare al mattino alle 10.00 o alle 8.00 sorseggiando caffè in pigiama. Ma se, ad esempio, tutti i clienti sono in fase di progettazione, eventi, cambiamenti da promuovere, potresti trovarti ad iniziare a lavorare alle 4.00 di mattina per poter finire alle 20.00 dal momento che alle 21.00 devi essere all’evento a fare foto. (perché, come in tutti i lavori fatti bene, non ci si può limitare a fare solo quanto scritto nell’accordo, bisogna andare oltre. Ma questo rientra nell’etica professionale personale).

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3 – Basta uno smartphone.
No, non è vero. Serve un Iphone. Non amo fare pubblicità a marchi che non ne hanno bisogno e che non mi danno una lira, ma non posso esimermi. Quando avevo uno SmartPhone Samsung controllavo cose. Da quando mi hanno regalato un Ip4, lavoro dal cellulare.
Non ho neanche più bisogno del tablet; salvo alcune tipologie di aggiustamenti on line, si può fare il blogger dal telefono. Anche nel caso del tablet, se non è Apple meglio lasciar perdere.
Almeno, nel mio caso con il passaggio all’infame mela morsa, si è del tutto cambiato universo.

4 – Il mondo dei blog è in declino/è morto
Avere un sito web e non avere un blog all’interno dello stesso è come avere una vetrina e tenere le saracinesche abbassate e nessun’insegna. Il web è una piazza stracolma di marchi, siti, negozi on line. I blog costantemente aggiornati servono alle aziende per salire di posizione nei motori di ricerca ed essere trovati dagli utenti che ancora non li conoscono.
Persino una pagina facebook è del tutto inutile senza delle notizie fresche da condividere almeno una volta a settimana.
Ed è inutile che tali notizie vengano scritte direttamente come post sulla pagina facebook, perché quest’ultima deve servire a portare traffico sul sito, dal momento che è da lì che si vende.
Per questo serve un blog con articoli freschi che possano interessare più gente possibile, possibilmente in più paesi (ergo, meglio blog in doppia lingua) da condividere sui social.
I blogger fanno anche questo.

In breve, il blogger lavora non dove vuole ma ovunque debba,
deve studiare, studiare, studiare. Meglio se anche (in) altre lingue.
Fa spesso le ore piccole.

Ora che la fiaba e il mito sono interrotti, spezzati, distrutti, sei sicuro di non voler fare l’impiegata/o?

I 4 migliori posti per godersi Halloween

Sino a qualche anno fa non ero una grande fan della festa di Halloween. Non per un motivo ideologico, politico o per una scelta particolarmente meditata. Semplicemente, non mi apparteneva.

Poi sono successe cose e da un paio di anni a questa parte, ad Halloween è legato il mio personale ricordo di NYC.

zucca vomita-2New York
E questa è la prima città che vi consiglio di frequentare nel periodo di Halloween.
Piccoli giardini privati che sembrano il set di Thriller di Jakcson, persone che camminano per strada la sera discutendo di alta politica, vestiti da elfi e vampiri, o dalle versioni erotic-dolly di elfi e vampiri, catene intere di negozi che vendono SOLO costumi, caramelle a tema, accessori, trucchi.
Ho avuto la fortuna di percorrere la grande mela anche accompagnando amici che si preparavano per The Halloween Party e per il last minute Halloween Party.
Altro elemento interessante: il periodo di Halloween dura tutto ottobre. Tutti i negozi che vendono oggetti e costumi, dal primo novembre in poi si danno alle decorazioni natalizie. Sinché c’è qualcosa da celebrare, la nazione è salva.

Salem
Sempre di un intero mese sono le celebrazioni a Salem, Massachusetts. Nella città dove a fine ‘600 furono torturate più di 500 persone e 19 bruciate, dando il via all’ossessiva caccia alle streghe nel Nord America, oggi le streghe e le trasfigurazioni pagane di un ipotetico maligno vengono festeggiate con eventi tutte le sere. La guida on line e cartacea Haunted Happenings propone serate d’arte, performance che si uniscono alle feste in maschera che coinvolgono tutto il paese.

imagesLondra
Le modalità della grande mela, invece, si ripropongono in maniera simile a Londra: grande città, grandi spazi a tema.

Ma la capitale inglese non rinuncia mai, in nessuna occasione, alla sua tradizione teatrale. Il teatro  Arts Theatre propone ad esempio lo spettacolo’da paura’ diretti da Jeremy Dyson e Andy Nyman dal titolo ‘Ghost Stories’. Si leggono ottime recensioni sullo show e il fatto che la performance vada avanti da diversi anni dice molto sulla qualità.

Italia, da Sud a Nord. 
Per gli amanti di Halloween di importazione, il mio suggerimento è quello di godersi atmosfere locali dalle tinte fosche, come quelle del castello di Favale, vicino Matera, dove visse Isabella di Morra, giovane poetessa uccisa dai suoi fratelli per questioni politiche (alcuni vi racconteranno la solita solfa dell’omicidio passionale, ma non ci credete). Altri castelli infestati in Basilicata sono quello di Melfi e quello di Avigliano-Lagopesole.

Oppure, sempre per chi ama il sincretismo culturale, perchè non fare un salto a Dorno (PV), dove sino al 17, c’è la sagra della zucca bertagnina? Oppure a Salzano, dove la festa della zucca che si tiene dal 17 al 31 prevede anche l’esposizione e premiazione delle zucche più belle e strane.

A proposito di Halloween…

zucchiaSe ogni volta che vedete una bella zucca in questo periodo non potete fare a meno di pensare ad Halloween, ecco a voi un buon metodo per unire l’utile piacere del palato al dilettevole piacere della festa: ricetta splatter, risotto alla mattanza di Zucca.

 

 

#FreelanceLife in 15”. Video episode 3. Trying to relax but…

End of a long day. You are trying to relax BUT the annoying other YOU is still to-do-fucking-listing!

Why London, why NOW!

One of the main manifestations of my personal MAD (Missing Anywhere Disease) is longing to go to London in Autumn, Again.
I did it 3 times. Never enough.

I’ll tell you why:

– For an Italian woman (South Italy), it’s easier to accept some slight rain in October. Mainly if in London.
Come on, the rain in London makes sense!  

– It’s the very first time I can wear the sweaters I’ve bought on sale one month ago, and in my city I’ll have to wait until December to put it on.

Gallery-Food14– London Restaurant Festival. From 8 to 27th of October. Kind of a huge celebration of eating out, eating well, eating exotic, veg and traditional.

– Halloween @ Theater.
If you are an Halloween fan, over than joining one of the private or pub(lic) scary party, why don’t you choose the theather? They are definitely 2 very londony experiences. The Arts Theatre proposes the scary show directed by Jeremy Dyson and Andy Nyman Ghost Stories.

girl london sabrina

1916534_1315677174827_945650_nSome other random good reasons:
dry leaves, the National gallery [again&again], the free make up @ Harvey Nichols and Harrods(Knightsbridge) or Mark & Spencer in Oxford Street or Benefit Cosmetics, long coffee in Hyde Park, Soho at night, squirrels.

 

Puoi pernottare gratis in tutta Italia… ma solo se ti fai un selfie

Per chi crede che i social non portino alcun beneficio e che la pratica dei selfie sia solo una perdita di tempo 2.0… in parte ha ragione.
Ma ci sono dei casi in cui oltre al divertimento fine a se stesso e alla condivisione delle nostre espressioni migliori (!?), fare e condividere istantaneamente foto, momenti, aperitivi e noi stessi mentre beviamo un caffè a letto può portare dei benefit.

Ad esempio, per chi ama viaggiare e ha spesso motivo di spostarsi a proprie spese in varie parti d’Italia e del mondo, è nato un social che si chiama Freeppie, e che permette agli utenti di guadagnare punti per pernottare gratuitamente in un’ampia gamma di hotel o di avere aperitivi e cene gratis in varie parti d’Italia.

 

Presentazione standard1La faccenda funzione così:
– ti iscrivi,
– inizi a recensire, ad esempio, vinerie e ristoranti in cui ti trovi [in tempo reale]
– scatti e fai l’upload delle tue foto, selfie inclusi  [in tempo reale]
– aggiungi contatti (come si fa con tutti gli altri social)

How-to-Become-a-Freelance-WriterTutto questo fa accumulare punteggio. I punti vengono man mano trasformati in crediti che permettono di usufruire di sconti e offerte in punti di ristoro, in hotel e b&b. Ovviamente ad ogni benefit, deve corrispondere una recensione con foto e la raccolta punti riprende.

Tutto molto bello MA:
1 – i periodi in cui è possibile usufruire dei punti sono prettamente di bassa stagione, proprio perché i gestori preferiscono riempire le stanze vuote con persone che fanno girare un micro-circuito promozionale. Ergo, io non spererei di andare a vedere i mercatini di Natale usufruendo dei miei punti (anche se in merito a questo vi aggiorno quanto prima).

2 – Al momento il circuito ricettivo in cui spendere i propri punti è Italia-centrico. Ma credo che presto ci saranno anche diramazioni all’estero.

3 – Altro piccolo problema (in realtà per niente piccolo): dal sito web è possibile fare tutto e subito, ma la App da scaricare per fare le recensioni e gli upload dal cellulare è ancora da implementare. Purtroppo è molto lenta, ti lascia minuti interminabili a guardare una  odiosissima rotella che cerca di caricare la nuova attrazione che stai cercando di recensire, salvo poi abbandonarti all’ultimo senza lasciartelo fare. Non dipende dal tipo di connessione, ho provato con le connessioni wi-fi dei locali, con collegamenti fibra ottica e con i giga del mio contratto telefonico. Sono riuscita solo una volta, per un posto già esistente nella lista delle strutture già recensite.
Speriamo negli aggiornamenti, perché l’idea davvero non è male.

 

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